Dal primo gennaio 2022 nel nostro Paese è in vigore l’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili, con il D.Lgs. 116/2020 contenente le direttive riguardo l’economia circolare, l’Italia ha anticipato su questo fronte l’intera comunità Europea che prevede il raggiungimento di tale obiettivo nel 2025.
Dove finisce ciò che noi buttiamo nel cassonetto per la raccolta dei rifiuti?
Dopo la fase di raccolta differenziata, i rifiuti tessili possono essere indirizzati verso tre diverse destinazioni:
IL 68% E’ DESTINATO AL RIUTILIZZO. Questa parte di indumenti, scarpe e accessori sarà smistata, selezionata e igienizzata secondo le normative del paese presso cui sarà nuovamente commercializzata in mercati di seconda mano principalmente situati nel terzo mondo.
IL 29% VIENE RICICLATO. Il primo impiego riguarda la trasformazione in imbottiture, stracci per pulire o pezzame industriale. Il secondo invece consiste nella cernita e sfilacciatura, processi cardine del distretto pratese. Fin dalla fine dell’Ottocento a Prato gli abiti usati vengono riciclati, grazie ad un processo di lavorazione che permette di ottenere fibra pronta per essere riutilizzata per la creazione di nuovi prodotti. Un procedimento che rappresenta un ottimo esempio di produzione in economia circolare, mettendo in campo una competenza unica al mondo. A Prato ogni anno vengono rigenerati 22 mila tonnellate di abiti usati, grazie all’impegno di una catena di produzione che li raccoglie in tutto il mondo. Noi di Tessile Fiorentina scegliamo di supportare questo ciclo basando su questo principio le nostre produzioni (ma questa è un’altra storia).
IL 3% FINISCE NELLE DISCARICHE. Dato piuttosto allarmante se consideriamo che impiegano tantissimo tempo per decomporsi. Le fibre naturali possono impiegare centinaia di anni per disfarsi e rilasciano durante il processo metano e Co2 nell’atmosfera, mentre le fibre sintetiche non si decompongono affatto.
Da abiti usati a nuova fibra
LA NOSTRA FILOSOFIA
Tessile Fiorentina Company SRL sceglie di attuare produzioni sostenibili ispirandosi a una lavorazione tradizionale del distretto tessile pratese nota fin dai tempi dell’Ottocento. Gli abiti usati vengono riciclati dando vita a nuove “fibre seconde” che possono essere utilizzate per la creazione di nuovi tessuti, un ottimo esempio di economia circolare che annualmente convoglia a Prato ben 22 mila tonnellate di abiti usati raccolti in tutto il mondo.
Prendiamo come esempio le fibre con cui produciamo i nostri tessuti in lana rigenerata:
- Una volta raccolti gli indumenti usati il processo inizia con la cernita: una selezione manuale dei rifiuti tessili in base atipologia, colore, qualità di fibra, finezza e qualità di tessuto effettuata da artigiani esperti.
- Seguirà poi una fase detta “battitura” dove le parti di tessuto saranno sbattute con forza contro grate forate favorendo l’apertura delle fibre. Infine saranno poi accorciate le parti di tessuto troppo grandi, prima di procedere alla fase successiva.
- Il processo di carbonizzazione (carbonizzo) è effettuato mediante l’utilizzo di un macchinario cilindrico in cui vengono inseriti gli stracci, è un processo continuo che inizia con l’essiccazione e termina con una vera e propria carbonizzazione grazie al quale si sciolgono le fibre di cotone e viscosa lasciando la lana integra.
- Seguiranno poi fasi di sfilacciatura, lavaggio e asciugatura. Al termine di questo ciclo, il fiocco avrà l’aspetto della lana appena tosata.
- Sarà quindi possibile passare alla cardatura, dalla quale otterremo il soffice nastro carda colorato: top, sarà lui l’elemento di partenza per la creazione del nostro nuovo tessuto che svilupperanno i nostri tecnici.